Se è vero che anche in Italia esiste un’oggettiva difficoltà da parte delle aziende nel trovare risorse, le cause vanno soprattutto ricercate nel mismatch tra domanda e offerta, dovuto ad un numero sempre inferiore di giovani e ad un’offerta formativa inadeguata rispetto alle richieste delle imprese.
A ciò si aggiunge un tema di generale incertezza dovuto al mancato adeguamento dei salari, che i giovani (ma non solo) cercano di compensare con richieste che migliorino la loro work-life balance: dallo smart working alla flessibilità oraria dalla sperimentazione della settimana corta all’estensione del congedo di paternità.
Tutte richieste che rientrano nel pacchetto welfare aziendale e che rappresentano l’elemento imprescindibile al momento della scelta del posto di lavoro.
Ciò che deve cambiare è la cultura del lavoro e la percezione che i giovani non sono, come diceva Platone, “vasi da riempire, ma fiaccole da accendere” e che quindi meritano di essere valorizzati e sostenuti, anche nel loro desiderio di costruirsi una famiglia, oltre che una carriera.
Scopriamo allora quali sono i dieci Paesi con il migliore work-life balance.
Alla posizione numero 10 troviamo il Brasile dove c’è un generoso tasso di indennità di malattia e maternità, oltre a un sistema sanitario universale finanziato dal governo.
A salire troviamo il Canada: si tratta di uno dei Paesi più inclusivi al mondo per quanto riguarda i diritti delle persone Lgbtq+ inoltre, qui la popolazione beneficia di un sistema sanitario nazionale e in città come Toronto tantissimi lavoratori riescono a conciliare vita privata e carriera perché viene concesso loro di lavorare da remoto.
Poi troviamo il Regno Unito: qui sono stati condotti con successo i primi esperimenti con la settimana corta. Anche il salario minimo è soddisfacente, ed è previsto un congedo di maternità fino a 52 settimane.
Ottime le performance dei Paesi Bassi, uno dei migliori posti al mondo dove trasferirsi a vivere grazie alla generosa retribuzione garantita alle neo-mamme in maternità e alla qualità della vita complessiva.
In sesta posizione la Norvegia: qui i lavoratori godono di generose indennità, dalle ferie annuali all’assistenza sanitaria e l’istruzione finanziate dal governo. Le lunghe settimane lavorative sono rare.
Nella top 5 troviamo la Danimarca, che oltre ad essere uno dei Paesi più inclusivi in Europa e notoriamente Lgbtq+ friendly, garantisce ai dipendenti con contratto a tempo pieno un’indennità di almeno cinque settimane di ferie retribuita ogni anno. Anche qui assistenza sanitaria e istruzione sono diritti universali, garantiti dallo stato.
L’Australia si colloca al quarto posto: le sue meravigliose spiagge attraggono ogni anno tanti visitatori che scelgono di trasferirvisi per un anno sabbatico o per tutta la vita grazie alla qualità della vita e ai vantaggi che il sistema sanitario nazionale comporta.
La Francia conquista il gradino più basso del podio grazie alle nuove politiche in favore della maternità e della natalità. E per chi non ama la vita in città, esistono tantissime allettanti alternative nei piccoli paesini dell’entroterra o della Costa Azzurra.
Molto vicina all’Italia per sensibilità e lingua, la Spagna conquista la seconda posizione per il giusto equilibrio tra affari e piacere che offre ai tanti stranieri che la scelgono per le numerose opportunità di carriera e la qualità della vita.
Meglio di lei solo la Nuova Zelanda, il miglior Paese al mondo per work-life balance. I neozelandesi godono di una generosa indennità di ferie annuali e di un salario minimo elevato; le neo-mamme beneficiano di 26 settimane di congedo di maternità retribuito.