Il terzo lunedì di gennaio, che quest’anno è il 15, è riconosciuto a livello internazionale come “Blue Monday“, il giorno più triste dell’anno per gli abitanti dell’emisfero boreale.
La ricorrenza nasce nel 2005 da un calcolo matematico del dottor Cliff Arnall, uno psicologo dell’Università di Cardiff, che ha incrociato alcune variabili come il meteo, i sensi di colpa per i soldi spesi a Natale e il calo di motivazione dopo le Feste.
Tuttavia, alcuni scienziati hanno definito la formula di Arnall “farsesca e priva di fondamento scientifico“. In un articolo pubblicato sul Guardian già nel 2012, il neuroscienziato Dean Burnett definiva la formula di Arnall “ridicola” perché le variabili sono “arbitrarie, impossibili da quantificare e in larga parte incompatibili tra di loro“.
Dall’articolo emerge che non solo ci sarebbe una campagna pubblicitaria del canale Sky Travel dietro la ricerca del “giorno più triste dell’anno“, ma molto probabilmente non è neanche Arnall il vero ideatore di questa formula pseudoscientifica.
Lo psicologo sarebbe infatti uno dei tanti che avrebbe accettato la proposta di promuovere la formula per identificare questo giorno, suggerendo l’idea che prenotare una vacanza avrebbe migliorato il benessere emotivo delle persone.
Al di là della querelle e della trovata pubblicitaria, non c’è motivo di temere il 15 gennaio. La tristezza è un’emozione fisiologica e, come tale, quando arriva va accolta, ascoltata e compresa. Non occorre aspettare certo uno specifico giorno per provarla, né farsi suggestionare da simili teorie che rischiano di banalizzare il tema della salute mentale.
Tuttavia, nonostante i dubbi che ormai da anni lo accompagnano, il Blue Monday è diventato una tradizione tanto che ogni terzo lunedì di gennaio, l’hashtag circola sui social, mentre sui siti gli esperti danno consigli su come affrontarlo.