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Turismo olfattivo: scopriamo insieme perchè è ormai la nuova tendenza viaggi

Da qualche anno sentiamo parlare di turismo olfattivo, una sorta di nuova tendenza in fatto di vacanze. Ma che cos’è?

Per spiegarlo proviamo a partire dall’immagine dei campi di lavanda della Provenza, che fioriscono dalla fine di giugno a metà agosto: camminare tra i filari viola è un momento di commistione con la natura in cui sono coinvolti tutti i sensi, compreso l’olfatto. Il profumo di lavanda in fiore è un ricordo che rimane perennemente legato a quel viaggio.

Credits: Foto di Richárd Ecsedi su Unsplash

Secondo la scienza, l’olfatto è l’unico senso direttamente collegato alla memoria e ai centri di apprendimento emozionale, tanto che il 75% delle emozioni che proviamo ogni giorno sono legate a questo senso. Questo significa che la capacità di un profumo di scatenare una sensazione è persino superiore a quella visiva.

Hotel, musei e operatori turistici sembrano aver fatto proprio il concetto ed essere intenzionati a rendere questo senso centrale nel viaggio. A livello di branding, hotel e ristoranti di lusso puntano sulle essenze come dettaglio riconoscibile, optando per fragranze precise e ben studiate, a cui il cliente possa associare immediatamente la propria esperienza di comfort.

Credits: Foto di Christin Hume su Unsplash

Il Museum of Craft and Design di San Francisco ha ad esempio ospitato Living with Scents, la prima mostra interamente dedicata al design olfattivo, dove oltre 40 oggetti di design integrano al loro interno diversi profumi, riflettendo sulle implicazioni etiche, sentimentali e strumentali di questo senso

Dal Louvre al Prado, passando per i musei italiani sono sempre più i tour guidati a tema olfattivo, come quelli organizzati fino a maggio 2024 nell’ex chiesa di Santo Stefano di Mondovì, dove i capolavori di Caravaggio si possono scoprire attraverso il naso.

Credits: Foto dal sito https://sfmcd.org

La ricerca del senso dell’olfatto durante il viaggio dipende probabilmente dal fatto che, nel quotidiano, raramente lo mettiamo in pratica. Complici sono la predominanza dell’immagine via schermo, così come gli anni passati a respirare attraverso una mascherina, che ci hanno allontanato maggiormente dall’uso creativo delle narici.

Riappropriarsi di questo senso nel proprio tempo libero, diventa così un’occasione quasi terapeutica. Una sorta di guarigione che passa attraverso i vecchi adagi de “l’aria buona di montagna” o le cure novecentesche in cui si suggerivano lunghe permanenze al mare. La qualità dell’aria si lega al tema del turismo olfattivo e a quello del benessere, tracciando un filo rosso all’esigenza di trovare un equilibrio tra la sostenibilità ambientale e quella turistica.